
B.Pascal e S.Kierkegaard
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#14Luglio
3 colossi della filosofia per imparare ad amare questa disciplina



3 brevi recensioni filosofiche
Di recente ho letto 3 capolavori della filosofia, di due colossi della storia della filosofia: si tratta di Pascal e Kierkegaard. Autori appartenenti a secoli diversi, rispettivamente ai secoli d'oro del '600 e dell'800, che tuttavia hanno molte cose in comune, a partire dal Dio della contraddizione, quel Dio "assolutamente altro" che non può essere conosciuto con la sola ragione. La fede vista, insomma, come religione del cuore: è possibile conoscere Dio attraverso il sentimento (e non solo, secondo Pascal), attraverso un affidamento totale all'assurdo (come fece Abramo). Ma tralasciando questo aspetto di comunanza, che pure è oggetto di grande interesse, concentriamoci ora su alcuni dei loro scritti.
Qui di seguito riporto 3 brevi recensioni, nella speranza di potervi fare innamorare della filosofia, tanto quanto lo sono io :)
- Cominciamo da I Pensieri di Pascal: dal progetto di Apologetica del Cristianesimo dell'autore negli ultimi anni della sua vita nasce questa "bibbia" di pensieri incompiuti, riassemblati dai vari editori con ordine sempre diverso, un ordine che di volta in volta assegna significati diversi al mondo teorico dell'autore. Io personalmente ho letto l'edizione Chevalier della Bompiani, apprezzandone il senso datogli: i frammenti vengono suddivisi in due parti, l'Uomo Senza Dio e l'Uomo Con Dio. Attraverso un procedimento progressivo, Pascal giunge a dimostrare all'agnostico l'esistenza di Dio, nel famoso pensiero della Scommessa. Le virtù di questo capolavoro della filosofia stanno proprio in questi due aspetti: innanzitutto nella sua incompiutezza, che lo rende una sorta di cantiere in continua evoluzione, pronto a fornirci letture sempre nuove; secondariamente nel mix del matematico-filosofo che viene fuori dalle sue pagine. Pascal nasce infatti come matematico, poi diviene filosofo, ma senza abbandonare mai l'una e l'altra natura, anzi facendole interagire sempre tra di loro, donando quindi al suo pensiero un aspetto di verità e completezza.
- In Vino Veritas (Kierkegaard): contenuto in Stadi Sul Cammino della Vita, questo breve e piacevole testo si muove in contrasto con la filosofia hegeliana, tutta giocata sull'et et, su un modello di sintesi e di conoscenza oggettiva della realtà. Costruendo la sua trattazione attraverso una procedimento dialettico di tipo progressivo, l'autore accosta cinque punti di vista che mano a mano costruiscono il senso della vita estetica. Il suo apice lo si trova nel discorso del Seduttore, l'ultimo a tenere la conferenza, nel quale viene espresso il vero significato di questo stadio della vita: ingannare la donna, che a sua volta è un inganno degli Dei, per poter vivere in una dimensione atemporale. Sembra quasi che si stia per giungere a una conclusione degna di una sintesi hegeliana, quando il banchetto, costruito sulla scia del Simposio di Platone, viene distrutto... non rimane più nulla, solo l'oblio. Il modello kierkegaardiano è quindi costituito dall'aut aut, o scegliamo questa vita rinunciando all'altra, o scegliamo l'altra rinunciando a questa. Modelli di vita diversi non possono coesistere. Il pensiero di un grande autore del secolo d'oro danese in poche pagine dal colore della contraddizione.
- Concludo con La Nostra Epoca (Kierkegaard): un breve libretto dai toni profetici, in cui l'autore descrive la sua epoca, contrapponendola all'epoca delle rivoluzioni che era essenzialmente appassionata, e, coscientemente, descrive anche la nostra epoca... l'epoca 2.0. La nostra epoca è essenzialmente uguale a quella ottocentesca: un'epoca dove non ci sono più passioni, quelle che muovono le grandi azioni, c'è solo un eccesso di riflessione, per cui stiamo seduti ad osservare il mondo sognando di scoprire qualche nuovo continente ma senza veramente provarci. Non succede nulla, eppure a tutto segue un comunicato stampa. Una forte critica alla stampa percorre le pagine della trattazione kierkegaardiana, così come percorre questa recensione lampo. Non succede nulla, ma nonostante ciò si parla sempre... anzi, si "chiacchiera", e la "chiacchiera" è un parlare incolto, è un parlare che in realtà è un tacere. Niente più eroi, niente più rivoluzioni, niente più tentativi di conquista, niente di niente. Rimane solo uno sguardo sconcertato innanzi a questo gigantesco nulla.
Con amore per la filosofia,
Chiara
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