Istanbul Istanbul

Burhan Sonmez

Istanbul. La parola come soluzione

Istanbul Istanbul. Un libro di Burhan Sonmez

Un titolo che risuona come un'eco, a rivelare la doppia anima di Instanbul.
Il paese dei contrasti raccontato da Burhan Sonmez 

Come poteva il mondo di quel cortile essere così diverso dal mondo che stava fuori a due passi? In che modo una porta poteva trasportarci da un tempo all'altro, come se passassimo dal fuoco all'acqua? Soprattutto quando questi due mondi erano l'uno dentro l'altro, quando potevamo vederne uno dalla finestra e allungare le nostre orecchie in uno per ascoltare l'altro...

Burhan Sonmez racconta due Istanbul: l'Istanbul sotterranea e l'Istanbul di sopra. Attraverso una straordinaria sensibilità e uno sguardo profondo, l'autore rivela l'anima contrastata di una delle maggiori città della Turchia.

Originario di Ankara, Sonmez conosce molto bene la natura dello stato turco: un paese tutt'altro che monocromatico, bensì ricco di sfumature e opposizioni cromatiche; un paese dove il bello e il brutto hanno imparato a mescolarsi in un "unico mare".

In un'intervista l'autore parla di "due mari in uno solo": quello che sta sotto è il mare di chi lotta, quello che sta sopra è lo sconfinato mare della superficialità. Il sotto è rappresentato da una cella nella quale sono rinchiusi quattro uomini: un dottore, un barbiere, uno studente e un vecchio rivoluzionario. Il sopra da una Istanbul piena di brutture e intrisa di orrore. 

Il carcere, per questi personaggi, non è il luogo della reclusione e della sofferenza, al contrario è il luogo dell'evasione e della bellezza. Burhan Sonmez, infatti, fonda il romanzo su un paradosso: la cella è liberazione

Come possono delle sbarre e quattro mura rappresentare la parola "liberazione"?
Sonmez non ha dubbi: per mezzo della forza dell'immaginazione

I confini della mente sono pressoché infiniti e per merito di questa sconfinatezza è possibile narrare storie. I protagonisti, di fatti, "narrano" e le loro storie rivelano una straordinaria forza: creano legami, producono emozioni, suscitano ricordi, sfuggono alla violenza, puntano sul riso.

La risata è infatti un elemento centrale nel romanzo, contrapposta alla serietà e al dolore del mondo di sopra. Ancora contrasti, dunque.

La potenza della parola è un artificio - o una medicina - che da secoli investe la letteratura e prepara le vie di fuga da un mondo sostanzialmente "brutto". Si pensi al Decamerone: qui i componenti della brigata fuggono da Firenze perché imbruttita dalla peste, anche se di fatto si tratta di un imbruttimento prevalentemente morale.

Allora la fuga non può che essere la soluzione per ricostruire i pezzi di quel tessuto sociale che si è ormai disgregato. Inoltre, questa fuga è accompagnata dall'uso della parola, quale efficace soluzione all'orrore.

Sonmez, analogamente a quanto aveva fatto secoli prima il Boccaccio, propone quindi la PAROLA come soluzione alla violenza in Turchia; la parola come riscoperta della bellezza.

Una bellezza che egli stesso aveva scoperto da bambino quando nel villaggio in cui era nato mancava l'elettricità e per sopperire a questa mancanza la famiglia si radunava intorno a lampade a gas e narrava storie.

La conclusione a cui giunge è quindi ottimista: il cambiamento in Turchia può avvenire, ma affinché si verifichi è necessaria la parola e uno sguardo positivo sul mondo da parte delle persone.

Forse, proprio attraverso la parola, Istanbul potrà superare i suoi profondi contrasti.

Chiara


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