
Morire in Primavera
Ralf Rothmann
#Luglio2016
Questo mese l'Ospite d'Eccezione è il candidato al Premio Strega 2016: Morire in Primavera



Nel silenzio degli orrori della guerra
Il silenzio, il rifiuto assoluto di parlare, soprattutto riguardo ai morti, è un vuoto che prima o poi la vita finisce con il riempire di verità per conto suo
così esordisce l'autore candidato ai 5 finalisti del Premio Strega Europeo 2016 in Morire in Primavera. La premiazione si è tenuta qualche giorno fa, a Roma, durante la notte del 5 luglio. Una notte magica che ha visto come vincitrice del prestigiosissimo premio Annie Ernaux con Gli Anni. Una vittoria felice, senz'altro meritata, per un'autrice che lascia il segno. Tuttavia, devo ammetterlo, io ho amato incondizionatamente Ralf Rothmann. Con una storia di guerra e di amicizia, di odio e di pace, di sentimenti rozzi e di sentimenti puri, mi ha conquistata e in questo tempo fatto di attese mi ha tenuto compagnia qui, sull'Isola. Io e lui, in una compagnia silenziosa, fatta di paure e di segreti.
Walter e Fiete, entrambi di 17 anni, vivono in Germania e le loro semplici vite si dividono tra il lavoro di mungitori presso un podere dal magnifico stemma con un cavallo nero sotto due falci incrociate e i primi amori: mentre Walter cerca di conquistare Elisabeth, "la ragazza che fuma come una ciminiera e, con le sue sopracciglia, i riccioli neri e una sfrontatezza senza pari, sembra una zingara", Fiete è già fidanzato, con Ortrud, "dalle labbra rosse come nessuma". Una vita tranquilla che tuttavia subirà uno scossone in quel tardo inverno del 1945. Siamo agli sgoccioli della guerra, e nonostante l'esito della sconfitta di Hitler sia davanti agli occhi di tutti, il führer tenta comunque il tutto e per tutto con un arruolamento generale di giovani... tra cui i due amici Walter e Fiete. Partono per l'Ungheria, con ruoli diversi: a Walter viene assegnato l'incarico di autista per il trasporto di rifornimenti, mentre Fiete viene mandato sul fronte.
R. Rothmann descrive gli orrori della guerra, ma in una chiave leggermente diversa da altre narrazioni di guerra. Si concentra infatti sugli orrori e le conseguenze che un grande disordine umano come la guerra produce sui soldati. Fiete è un pacifista, è un disertore. Per questo verrà punito... in quel giorno di primavera. Tutti burattini. E in questo sporco teatro non c'è posto per la ribellione...
Le vite dei soldati andate distrutte, e così anche quelle delle rispettive famiglie. La vita di Fiete ora è morte. La vita di Walter si lascia abbracciare dal ricordo e dal silenzio. Si chiude in se stesso, diventa sordo, anche se, con infinita tenerezza, le uniche parole di cui conosce il suono sono quelle della moglie. "Il fatto che lui non potesse sentire ci rese muti anche fra noi"... una famiglia che continua a vivere le conseguenze di quell'episodio abominevole chiamato "guerra".
L'autore ci catapulta sin dalle prime righe in quest'atmosfera di silenzio. Un silenzio che da un lato vorrebbe oscurare la verità, vorrebbe allontanare gli eventi, ma che dall'altro lato è rivelatore. Rivela la presenza della storia e la storia non si dimentica, non va dimenticata. Con romanzi come questi bisogna imparare a mantenere sempre vivo il ricordo. Per non sbagliare... ancora. "Mettere al mondo qualcosa, ecco il lavoro più duro. Distruggere e ammazzare lo sa fare il primo idiota". Un invito alla vita, ripartendo dalla morte, da quel silenzio che parla più di ogni altra cosa.
Chiara
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